Si parla di fecondazione omologa quando i gameti femminili (gli ovociti) e i gameti maschili (gli spermatozoi) utilizzati per l’inseminazione provengono dalla coppia stessa che si sottopone al percorso di fecondazione assistita.
La tecnica di primo livello più comune è l’Inseminazione Intrauterina (IUI) in cui la fecondazione avviene in maniera naturale all’interno del corpo della donna. Un campione di liquido seminale viene introdotto nella cavità uterina per aumentare il numero di spermatozoi nel tratto genitale superiore.
La fecondazione in vitro omologa è, invece, una tecnica di secondo livello che prevede la fecondazione “in vitro” degli ovociti con gli spermatozoi.
Dopo aver stimolato la crescita di più ovociti attraverso l’utilizzo di farmaci, i follicoli vengono monitorati mediante esami ecografici e, quando raggiungono la dimensione appropriata, vengono recuperati (pick-up). Lo step successivo è quello della ICSI (Iniezione Intra-Citoplasmatica di Spermatozoi), ovvero dell’inseminazione: un singolo spermatozoo opportunamente selezionato viene iniettato all’interno di un singolo ovocita maturo e idoneo. Una volta osservata l’avvenuta fecondazione (dopo circa 16-18 ore dalla ICSI), gli embrioni risultanti vengono mantenuti in coltura per 5-6 giorni (stadio di blastocisti) e successivamente trasferiti in utero (fase del transfer a fresco) oppure congelati per essere utilizzati in un secondo momento (fase del transfer di embrioni congelati).
Queste tecniche possono essere utilizzata solo nel caso in cui la donna ha buoni ovociti e l’uomo buoni spermatozoi.

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